no, internet non mi è mancato più di tanto. anche perchè potevo consultare occasionalmente posta e cazzi vari dal lavoro.
in ogni caso credo mi abbia fatto bene stare per qualche tempo lontano dallo schermo. avevo anche ripreso un po' di vigore. l'alone verdastro se n'era quasi andato via dalla mia faccia. riuscivo a reggermi sulle gambe semi-atrofizzate per più di cinque minuti, senza sentire il bisogno impellente di vomitare in ogni angolo. certo, non è passato tempo a sufficienza per guarire dall'impotenza ma almeno ho recuperato una minima parvenza di sano appetito sessuale, senza bisogno di ricorrere a video di porno estremo tedesco (il più trucido e abominevole, secondo forse solo al porno interspecie - e dico *forse*), gli unici che ancora riuscivano a dare l'impressione di poter trasmettere una scossa al mio ippocampo sottosviluppato.
avevo smesso di sporcarmi ogni quarto d'ora. i miei tutori avevano persino mandato a casa morag, l'infermiera che mi assisteva la notte. una mattina, a colazione, sono addirittura riuscito a mordicchiare un frammento di fetta biscottata intinta nel tè bollente. niente più tubicini nelle braccia e nel collo, capisci?
non che lo sforzo mi sia costato niente. nella foga di dimostrare a me stesso di poter essere qualcosa di più che l'ombra dell'uomo di un tempo, ho rovesciato la tazza di tè bollente sul pavimento. ho riportato un'ustione di secondo grado al piede sinistro, ma la vuoi sapere una cosa? beh, cristo, ogni volta che guardo quel benedetto piede bendato ripenso a quel momento in cui sono stato lì lì per *rinascere*, capisci, e subito il mio cervello molliccio in fase di desquamazione rilascia un fiotto di endorfine. è successo anche ora. e sì, mi sono pisciato addosso di nuovo, ma che me ne frega?
con il ritorno dell'aidsl è tornata in servizio anche morag. non dirlo a nessuno ma quando mi sporco una volta di troppo la notte, quella vigliacca mi batte sulla bocca con il manico della sua spazzola. puttana. quando i miei tutori hanno chiesto spiegazioni circa il gonfiore delle mie labbra, morag mi ha prima fulminato con il suo sguardo severo, poi ha sorriso e con aria sorniona ha detto: «signorino si morde labbro di notte. io cerca di ferma lui ma non sempre io riesce».
i miei tutori se la sono bevuta, chiaro e io mi guardo bene dal dire qualcosa, morag aspetta solo un mio passo falso per sentirsi autorizzata a fare ben altro con quella dannata spazzola di legno.
ieri, durante l'ultima visita a domicilio, il dottore aveva il volto corrucciato. però poi, tolto lo stetoscopio dalla mia schiena, ha detto al solito: «è tutto a posto, non c'è da preoccuparsi».
poco più tardi l'ho sentito parlare coi miei tutori, nella stanza accanto. ha detto che mi rimangono neanche 200 ore di connessione da vivere. poco più che una settimana, grosso modo.
poi, finalmente, sarò libero.
venerdì 29 giugno 2007
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teenage lobotomy |
martedì 19 giugno 2007
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il conto, prego |
sono fermamente convinto del fatto che dai propri errori non solo si riesca ad imparare qualcosa ma si possa - anzi, *si debba* - trasmettere a tutti quanto faticosamente appreso a proprie spese.
per questo ti dico: prima di disdire il contratto con il tuo vecchio operatore telefonico figlio di cane, accertati di sottoscriverne uno nuovo con un altro operatore (mi auguro un po' meno figlio di cane) PRIMA che il vecchio contratto scada.
sono senza ADSL da quasi due settimane, non senza sentirmi un emerito imbecille, sia chiaro.
ma non sono qui per parlare di internet. oggi voglio parlare di soldi.
non ce li ho e questo è già un buon motivo per parlarne. e non mi riferisco a quei quattro spiccioli che mi ballano nel portafoglio. quelli sono buoni per riempire metà serbatoio (a propò... 1,320 euro di verde al litro... ma dove cazzo vogliamo andare??*) e farmi un panino (non chissacchè farcito, in ogni caso).
dicono che se non fai troppo caso ai soldi, puoi vivere meglio. il che può anche funzionare fintanto che non decidi di uscire di casa. le situazioni mondane non fanno altro che ricordarti impietosamente la tua condizione finanziaria.
ero a cena con p. l'altra sera, una cenetta senza pretese benchè estremamente godibile. sul tavolo: un antipasto di pesce (9 euro), un piattino di patate fritte (3.50 euro), una bottiglia di coca da 1 lt. (4 euro!), 2 pizze (7 e 8 euro). coperto, 2.50 a testa.
al tavolo accanto al nostro sedeva una coppia che si è fatta portare una bottiglia di champagne in un secchiello ricolmo di ghiaccio, probabilmente uno scherzetto che sarà costato loro quanto il nostro intero conto.
e io sono qui a farmi problemi per una minchia di bottiglia di cocacola da quattro maledetti euro. mio padre direbbe: ottomilalireperunabottigliadicoca!? quando all'iper con la metà ne porto a casa una da 2 litri!
allora ho pensato, tocca fare come il colonnello frank slade, alias al pacino in scent of a woman. mi licenzio e con la liquidazione compro un biglietto di sola andata per new york e mi faccio un week-end estremo al waldorf-astoria, assieme a un caghino in blazer che mi aspetta fuori in macchina mentre mi faccio il fregnone più ricercato di tutta manhattan.
poi l'ultima sera mi metto in uniforme (?) lucido l'arma di ordinanza (niente doppi sensi, prego) e mi sparo un colpo in bocca (perchè così doveva finire il film, altro che quel *e tutti vissero felici e contenti* di disneyana memoria. avvilente).
chiusura sulle note del tango por una cabeza.
*aggiornamento ad agosto 2008: la benza nel giro di poco ha sforato pure l'1,5 per poi ridimensionarsi sugli 1,4. dove vogliamo andare non lo so, ma la strada sembra sempre più lunga e in salita. spingeremo. tutti in strada a spingere le nostre cazzo di macchine.
mercoledì 13 giugno 2007
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i vicini di casa |
l'altra mattina tornando a casa, mi sono imbattuto nel trasloco dei miei vicini. c'era un furgone parcheggiato vicino all'ingresso del condominio con all'interno qualche suppellettile accatastato. mi è bastata un'occhiata per capire cosa stesse succedendo. certo, il fatto che di lì a poco il vicino sia uscito dal portone trasportando un comodino sulle spalle, mi ha aiutato nella brillante deduzione.
a dirla tutta, l'ho vissuta un po' come un colpo basso. mi aspettavo che, vedendomi, il vicino si fermasse di colpo, guardandosi le punte delle scarpe imbarazzato.
- dunque state tagliando la corda? - avrei domandato io visibilmente contrariato.
- beh, sì, cioè, noi te l’avremmo voluto dire però, sì insomma.. sai com'è.
a quel punto avrei alzato la mano come per dire ’ne ho abbastanza’ e avrei proseguito oltre, lasciandolo lì, lui e il suo comodino di merda.
il fatto è che ormai mi ero abituato alla loro presenza. non abbiamo stretto un rapporto particolare, anzi. in due o tre anni ci saremmo scambiati sì e no gli auguri di natale e qualche saluto. ma loro erano i vicini, nel senso più stretto del termine. erano quelli che stavano dall’altra parte del muro, per intenderci. e mi piacevano. mi piaceva la musica che ogni tanto usciva dalle loro finestre, mi piaceva quando lei stendeva i panni e la bimba le giocava intorno, quando lui se ne stava a fumare i joint sul balcone a torso nudo, con la panza e la faccia da bravo ragazzo. forse se mi fossi sforzato un po' saremmo potuti diventare amici e adesso ogni tanto andremmo tutti a farci un bicchiere e due chiacchiere. chi lo sa.
questa insana dipendenza da vicino è nata tanto tempo fa. avrò avuto sì e no tre, quattro anni al massimo. ero al mare con la mia famiglia, in una grande casa assieme ai fratelli e alle sorelle di mio padre, con relative mogli, mariti, fidanzati e prole. insomma, il classico bordello vacanziero. ricordo che mi piaceva molto stare con il fratello più piccolo di mio padre e la sua ragazza. il fatto che spesso m'infilassi nel loro appartamento non dev'essere stata una gioia per mio zio, che probabilmente desiderava trascorrere più tempo possibile da solo con la sua futura sposa, piuttosto che avere tra le palle uno schizzetto appiccicoso. alla mia futura zia non dispiaceva, ma credo fosse il suo istinto materno prevaricante.
sono sempre stato un vicino attento e premuroso, io. e mai invadente, se non consideriamo l'esperienza al mare di cui sopra.
una volta me ne stavo tornando a casa da scuola quando vidi un portafogli per terra. apparteneva ai miei vicini di allora. oltre a qualche spicciolo, nel libretto c'erano le tessere del bancomat di lui e di lei. e i numeri. cazzo, allora non me ne resi conto ma abitavo accanto a due *maledetti geni*.
quando restituii il portafogli, quei due bastardi ingrati mi guardarono sospettosi, restando asserragliati sul ciglio della porta, smozzicando un grazie stiracchiato e riluttante. non un sorriso debitore, non una benevola carezza riconoscente (allora non c’era nemmeno il rischio che qualcuno li denunciasse all’istante per pedofilia).
mi chiedo chi saranno i miei prossimi vicini, che facce avranno, che tipo di musica ascolteranno, che tipo di zerbino metteranno fuori dalla porta, se avranno qualche animale domestico, se la sera faranno casino fino a tardi o se praticheranno qualche oscuro culto che contempla il sacrificio di capretti e ragazze vergini dai capelli verdi. mi chiedo quanto resteranno, quando decideranno che questo posto fa veramente troppo cagare per restarci un giorno di più.
ma non sarà più un problema per me. ho imparato la lezione, come si suol dire. col cazzo che la prossima volta mi farò cogliere alla sprovvista. quando il furgone dei traslochi ricomparirà sul vialetto di casa sarò pronto.
- ciao, ve ne andate di già? – domanderò col sorriso sulle labbra.
- già, ci stavamo pensando da un po’.. sai com’è.
- era ora.
domenica 3 giugno 2007
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black market (aka "focassini") |
dio stramaledica i supermercati e la fiumana di stronzi che ci si riversa nei week-end.
io, da bravo stronzo, ci sono andato giusto ieri, per un paio di calzini che non ho preso, una scatola di cornetti di cui non ho davvero bisogno - specie se consideriamo che dovrei essere a dieta - e un libro da regalare a p.
perciò non dovrei lamentarmi del fatto che:
- un commesso che avrà avuto sedici anni o giù di lì, occhi a mezz'asta e risatina da ebete, senza accorgersi del sottoscritto, si è spostato di scatto sulla destra spappolandomi un piede (scusi, non l'avevo vista);
- diverse persone emanavano un forte odore di sudore rancido, come se il fatto che stessero solo *facendo la spesa* li sollevasse dal dovere civile e morale di lavarsi;
- mentre mi chinavo per prendere una copia del libro da regalare a p., una ragazzina che stava facendo incetta di diverse copie dell'ultimo romanzo di moccia (non voglio parlare male di moccia, non mi sembra giusto e poi lo fanno già in troppi), si è voltata di scatto infilandomi un angolo di cercasi niki disperatamente nell'occhio (se me lo avesse cavato l'occhio, avrei dovuto denunciare lei, il sig. moccia o la catena del supermercato?).
esistono fenomeni fisici inspiegabili all'interno di un supermercato. puoi addentrarti nella corsia più deserta di tutto il complesso, non importa cosa ci sia esposto sugli scaffali: in pochissimo tempo la corsia brulicherà di vecchie alla guida di carrelli zeppi con la rotella sghemba, zingare e bambini urlanti a piedi nudi. e tu rimani lì, incastrato tra un carrello e l'altro, mentre la casalinga accanto a te sta affondando il braccio nello scaffale da un quarto d'ora, ravanando nella speranza di trovare un prodotto che scada fra dodici o tredici anni. fa niente se sugli scaffali ci sono solo condimenti e salse etniche o prodotti dell'agricultura biologica che in genere non si fila NESSUNO. in quel momento TUTTI vogliono farsi un kit wok per pollo in agrodolce di suzi wan e un pacchetto di gallette di riso del cazzo.
ogni cosa esposta prima o poi verrà acquistata. niente rimarrà invenduto. ci sarà SEMPRE qualcuno disposto a portarsi a casa la peggio stronzata.
stiamo per filarcela, io ammaccato e spaesato, cha che vaga come una pecorella smarrita, con lo sguardo da reduce del vietnam, quando una signora con bimba al seguito si ferma vicino a un pallet di scatoloni ancora da sistemare sugli scaffali.
legge: - focassini, un po' focaccia, un po' grissini. (pausa). li proviamo?
la bimba borbotta e guarda altrove.
come darle torto.