domenica 29 aprile 2007

second coming

ero stanco, annoiato. condizione in cui ultimamente mi trovo sempre più spesso. così ho deciso di dargli un'altra possibilità. lui è uno scrittore americano omosessuale di successo, di origini greche, residente a parigi da qualche anno ("per fumare in pace", a detta sua, ma sembra l'abbia mollata lì col fumo da qualche mese) che risponde al nome di david sedaris. ci avevo provato un anno fa con il suo *me parlare bello un giorno*. nutrivo grosse aspettative, me ne avevano parlato molto bene, le recensioni erano entusiastiche. quando sono riuscito a metterci le mani (sembrava fosse esaurito OVUNQUE) le note di copertina parevano confermare le aspettative. c'era addirittura un ritratto dell'autore in quarta di copertina ed anche quello diceva bene, una faccia simpatica, un tipo interessante. per farla breve, il romanzo - una collezione di racconti autobiografici più che altro (e già qui partiamo male perchè non mi piacciono le raccolte, preferisco un'unica vicenda) - non è affatto male, ha i suoi momenti. MA non è quello che mi aspettavo. è vero, puntualmente quello che mi aspetto non risponde mai a quello che poi ottengo (alzi la mano chi può dire il contrario). in questo caso forse mi aspettavo troppo. mi sono addirittura annoiato in certi punti (i racconti delle sue avventure in francia sono stati i peggiori, eccetto forse uno).
negli ultimi mesi ho fatto fatica a trovare qualcosa da leggere che mi convincesse.
insomma, cazzo, sono in libreria (da queste parti devi farne di strada per raggiungerne una "seria", quindi il più delle volte finisci in una delle solite catene da centro commerciale), passo lo sguardo alla sezione *novità* anche se so che molto probabilmente non comprerò niente che venga da lì, un po' perchè dentro sono uno stronzo snob, un po' perchè so che fra un mese o due troverò lo stesso libro nello scaffale accanto, copertina morbida (che preferisco) e prezzo dimezzato (parte dei libri che porto a casa mi deludono, ma almeno so di non aver speso più di dieci euro per qualcosa che mi porterà via spazio e basta). il romanzo lo compri a scatola chiusa. puoi aver letto duecento recensioni, può avertelo consigliato chiunque (anche quel tuo amico che ha i tuoi stessi gusti letterari, per dire), puoi esserti imparato a memoria la fantastica introduzione sulla copertina interna (chi le scrive, sono sicuro, mi convincerebbe a comprare anche uno di questi: http://tinyurl.com/yflcov), non importa, non saprai mai di che si tratta, fino all'ultima parola. il romanzo della tua vita magari all'inizio ti stava massacrando i coglioni, poi hai deciso di leggere una pagina in più e BUM. quante volte lo hai riletto da allora?
per questo - e per il fatto che ormai ero in libreria da quasi mezz'ora, con mio fratello e d. che si sbracciavano freneticamente mimando scroti elefantiaci - ho deciso di dare una seconda opportunità al sig. esse. il romanzo è *mi raccomando: tutti vestiti bene* (traduzione dall'originale *dress your family in corduroy and denim*), altra raccolta di parabole tragicomiche sulla sgangherata famiglia sedaris. e questa volta è andata un pezzo meglio, devo ammettere.
ora sono di nuovo stanco e annoiato. e senza niente da leggere. è il momento peggiore, quello in cui decido di rileggere qualcosa o dare un'altra possibilità a uno di quei romanzi che mi rubano spazio sugli scaffali. non mi sento particolarmente magnanimo. ma chi può dirlo.

[cit.] Nel tragitto verso casa di Paul gli raccontai una storia che avevo sentito in aeroporto. Una madre che aveva appena avuto un figlio si era recata al controllo sicurezza con due biberon di latte materno precedentemente estratto, e il cretino di turno in quel momento glieli aveva fatti aprire chiedendole di berne un po' da entrambi.
«non ci posso credere», disse mio padre.
«credici», gli dissi. «è la verità. vogliono essere sicuri che nessuno salga a bordo con del veleno o qualche tipo di esplosivo. per questo i donatori di sperma oggi prendono l'autobus».

(david sedaris, 2004).

note: sembra che hollywood abbia fatto un'offerta a sedaris per un film su *me parlare bello un giorno*. l'autore non ha acconsentito temendo reazioni dalla famiglia per come i personaggi potrebbero essere portati sullo schermo. la dice lunga sul futuro della carta stampata e sulla scarsa influenza dei romanzi nella cultura moderna. sedaris non risparmia i suoi personaggi, non cerca di migliorare la sua familgia, ne traccia un disegno molto bizzarro, un incrocio di fragili psicologie e caratteri stravaganti. sa di non creare grossi problemi a nessuno, per quanto i suoi romanzi siano dei *best-sellers*. l'eco di un film è ben altra cosa.
("Devo lasciare che qualche scrittore mi riempia la testa di stupidaggini? Aspetterò il film" - cit.)

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