giovedì 24 febbraio 2011

trasloco

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martedì 22 febbraio 2011

gran concerto

- uè, sabato c'è il concerto di xxxxxxx, si va?
- bello, sì!
- prendo i biglietti
- vai

il concerto, l'esperienza ancestrale che riporta ogni uomo alla sua condizione naturale di organismo pluricellulare dominato dalle proprie viscere prima ancora che dal proprio intelletto (nei rari casi in cui questo sia effettivamente possibile).
le prime forme di intrattenimento musicale risalgono effettivamente all'età della pietra, quando gli strumenti a disposizione dell'uomo per esprimere le proprie facoltà musicali erano alquanto ridotti, così come le capacità di esecuzione (essenzialmente non ci si schiodava da uno zoppicante 4/4, caratteristica mantenuta nei secoli da migliaia di band di musica rock, ossia - non a caso - roccia).
i concerti, non ancora intesi come puro intrattenimento, all'epoca avevano una funzione specifica, a seconda dell'occasione: caricavano gli uomini prima di una battuta di caccia particolarmente impegnativa o prima di uno scontro con i guerrieri di una tribù nemica, oppure ancora celebravano un lieto evento, propiziavano il raccolto e omaggiavano la divinità (o il suo contraltare, nel caso dei sabba). in ogni caso queste espressioni musicali all'epoca non duravano molto (circa il doppio di un concerto dei ramones, per intenderci).
è interessante notare come, se da un lato il concetto di concerto si è evoluto negli anni, affrancandosi da qualsiasi contesto contingente per diventare un evento a sè stante, ricco di significati intrinsechi (uno su tutti: vendere bruttissime magliette del gruppo che si esibisce, a circa un terzo del prezzo delle altrettanto bruttissime magliette del merchandising ufficiale - che uno dice, e dove sta la fregatura? semplice, dopo il terzo giro di centrifuga in lavatrice, i disegni e le scritte sulla maglietta non ufficiale si scrostano rivelando il faccione di enzo ghinazzi in arte pupo, con le date del tour in mongolia del 2002), è altrettanto vero che, con il passare delle epoche, i frequentatori abituali di questi congressi non hanno mai mutato le proprie caratteristiche peculiari.

il posseduto:

il soggetto in questione prende il concerto come una buona scusa per sfogare le proprie frustrazioni represse. preferisce abitare le zone calde della folla, staziona abitualmente tra le prime file di un concerto di musica roccia, dove potrà approfittarsi di qualsiasi accenno della sezione ritmica per scatenarsi nel pogo, il rituale selvaggio attraverso il quale i posseduti, guidati - va detto - esclusivamente dalle proprie viscere, mostrano di apprezzare il concerto schiantandosi l'uno contro l'altro con crescente vigore. il posseduto sta a un concerto come un hooligan sta a un evento sportivo.
il posseduto si riconosce al termine di un concerto perchè è solito mostrare compiaciuto le proprie tumefazioni mentre agita il pugno in cui ha raccolto i propri molari.

il cantante mancato:

si mimetizza tra la folla, apparentemente comune spettatore, spesso trae in inganno per i suoi modi schivi e dimessi ma al dunque rivela la sua natura insidiosa, ai danni dei malcapitati che si trovano nel suo raggio d'azione (da cinquecento metri a qualche chilometro, a seconda della preparazione). il soggetto in questione è uso cantare a squarcia gola, dotato di una potenza vocale invidiabile, sopra ogni singola nota emessa dal cantante ufficiale, stonando irrimediabilmente.
se volevo sentirti cantare, venivo a casa tua e infilavo le monetine nel culo a jukebox di tua moglie, testa di cazzo.

il ballerino mancato:

parente stretto del soggetto di cui sopra, il ballerino mancato non concepisce di trovarsi in un luogo in cui viene suonata musica (qualsiasi genere), senza prodursi in squallidi e tristi passetti di danza. il ballerino mancato è scoordinato e non è solito ascoltare la musica prodotta nell'istante in cui balla. l'importante è che ci sia una base su cui ballare (va bene anche quando il gruppo accorda gli strumenti).
lo sforzo prodotto dal soggetto in questione è notevole, sono stati registrati parecchi decessi in questa categoria nel corso degli anni, con picchi notevoli nei prolissi anni '70 (nel 1975 un ballerino mancato diminuì la propria massa corporea del 70% ballando ostinatamente su un assolo di batteria di john bonham della durata di tre quarti d'ora)

la sfinge:

è molto interessato all'esibizione ma non gradisce il contesto. in genere è a disagio nel dover condividere l'evento con le altre categorie e, più in generale, con altri esseri umani. si stabilisce nelle retrovie, a scapito della visuale. preferisce i concerti nei teatri, dove si sta seduti e si gode spesso di un'acustica (e una visuale) nettamente migliore. di solito sembra trovarsi al concerto per caso. la sua principale caratteristica risiede nel fatto che il suo atteggiamento non lascia trasparire alcun tipo di coinvolgimento emotivo per l'esibizione. i suoi piedi sono ben saldi al pavimento e le braccia stese lungo i fianchi oppure conserte, lo sguardo è penetrante, a metà tra il contemplativo e il "ma che cazzo stanno facendo quei tizi in piedi lassù?"
in rare occasioni mostra un minimo di partecipazione (batte il tempo con il piede o dondola leggermente la testa a ritmo) ma in ogni caso non va oltre l'applauso (e solo quando pensa che il gruppo lo meriti veramente).

latin lover:

che sul palco si stia esibendo un raffinato trio jazz piuttosto che un gruppo di percussionisti napoletani incazzati non fa alcuna differenza, questo soggetto si trova al concerto per un'unica ragione, la stessa per cui frequenta altri tipi di ritrovi mondani: la fica.
non fa molta differenza nemmeno il soggetto con cui si accompagna, uomo, donna, scaldabagno, top-model, topocane, il latin lover insidierà la propria preda dalla prima all'ultima nota, traendo un certo piacere dall'esibire le proprie capacità amatorie in pubblico.
non è raro che questo soggetto si allontani dal luogo del concerto ignaro di accompagnarsi a una persona diversa da quella con cui si era presentato.

- oh, forte oh!
- figata vera
- madò..
- eh, sì.. però minchia, un caldo
- vero, poi oh, ma si può che devono sempre suonare così forte?
- perchè conosciamo le canzoni, se no col cazzo che si capiva
- eh, comunque bello, no?
- 'somma, sì..
- no?
- eh..
- ...
- quanto pelo!

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mercoledì 29 ottobre 2008

post sulle vecchine impedite che funziona sempre

ed eccomi lì, al supermercato, di nuovo.
ogni tanto qualcuno se ne viene fuori con una di quelle statistiche assurde che calcolano quanto tempo si spende in totale per le semplici azioni quotidiane, nell'arco dell'esistenza (un terzo della vita lo passiamo dormendo; dieci anni in bagno; tre anni per imparare a parlare e non ne bastano cinquanta per imparare ad ascoltare - ok, questo è hemingway ma ci siamo capiti). mi chiedo quanto tempo si butti in totale al supermercato.

ed eccomi lì, dunque. in coda, ovviamente.
da un po' di tempo a questa parte mi servo alle casse fai-da-te, quelle a cui le cassiere solitamente guardano sempre con un misto di rancore e paranoia, immaginandosi un futuro prossimo in cui nessuno di noi avrà più bisogno dei loro servigi.
davanti a me un coreano ridanciano e una vecchia in pole. sembra un buon piazzamento.

dopo 10 min di attesa, la vecchia è ancora lì che non sa a che santo votarsi.
mi accorgo che il coreano sta cercando di darle una mano. ride e tamburella sul touch screen assieme a lei. dopotutto un quadretto grazioso, non mi scompongo, mi convinco che insieme ce la possono fare.

sullo schermo della cassa automatica compare la scritta intimidatoria: "vuole usare la carta vantaggi?"
la vecchia tentenna, sembra indecisa sul da farsi. forse non ricorda se ha portato con sè la carta o meno.
«careta vantacci, careta vantacci», cinguetta il coreano.
muovendo lentamente la mano, la vecchia porta l'indice verso lo schermo, spostando il dito ossuto tra le due opzioni, corrosa dal dubbio. fisso il suo artiglio ondeggiare ipnoticamente e infine abbattersi sul touch screen. è un sì. la vecchia decide di usare la carta vantaggi. massì, usala, perchè no? vien da pensare.
«careta vantacci, careta vantacci», ripete il coreano, invitando allegramente la nonnina a tirare fuori la carta.
«non ce l'ho», sospira quella.

mi fisso la punta delle scarpe amareggiato, mentre il coreano ridacchia (forse la sta prendendo in giro, ma probabilmente non è così, probabilmente lui è la persona più zen che esista sulla terra. deve essere così, mi dico, perchè non le ha ancora messo le mani addosso).
in quella arriva la cassiera incaricata di intervenire in caso di problemi tecnici. assisto al suo arrivo come alla nascita di una nuova era, fatta di speranze per un futuro migliore, una primavera a ottobre inoltrato. in un niente, mi dico, sbloccherà la cassa, aiuterà la vecchia e ce ne andremo tutti a casa.
la cassiera fissa lo schermo. non fa niente.
«d'accordo, adesso bisogna aspettare che passi il tempo necessario perchè il sistema torni al primo passaggio». la cassiera ausiliaria torna ad occuparsi di altro.

mi sdraio in posizione fetale sul pavimento, avviluppato nello sconforto più totale.
passano altri minuti, da quello che vedo sullo schermo, sembra che la vecchia stia procedendo al pagamento, dunque in teoria dovrebbe aver finito. e allora perchè ad ogni passaggio continua a strofinare l'articolo che ha in mano sul lettore di codice a barre?
fisso intensamente la cassiera ausiliaria. solo tu - implorano i miei occhi - puoi cambiare il corso degli eventi e donarci la forza per andare avanti.
«signora, ha battuto solo il sacchetto ed è passata al pagamento», dice la cassiera.
«non può battere l'articolo. deve pagare il sacchetto e poi ripetere l'operazione daccapo».
stronza imbecille buonannulla di una cassiera inutile. ma vattene, va.
il coreano ride, ovviamente.

la vecchia paga il sacchetto, poi ripete l'operazione per l'affare che ha in mano. butto l'occhio, è un CD a 4,90 euro. però, una vecchia con in mano un CD, si era mai visto. allora faccio il curioso e guardo meglio. e ti pareva. è un CD di titti bianchi (la regina del lissio, per chi non avesse avuto il piacere, e per chi lo avesse avuto, mi dispiace, massima solidarietà).
per come la vedo io, andrebbero installati degli allarmi alle casse, di modo che quando il malcapitato di turno arriva col suo bel CD di liscio e lo passa sul lettore di codice a barre, PEM, parte la sirena e sul posto accorrono un paio di gorilla armati che stendono il poveretto faccia a terra. CD sequestrato e tizio portato nelle segrete del supermercato, per una bella dose di calci sui denti.
passa la voglia, credi a me.

il coreano poi se l'è cavata meglio, con un mio piccolo aiuto, d'altronde ormai mi ci ero affezionato tipo come a un cognato ('fratello' mi sembra esagerato) e gli volevo bene.

finale sulle note di give peace a chance di john lennon.

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