domenica 20 maggio 2007

doggie doggie style

questa mattina, come tante altre domenica mattina, sono stato svegliato atrocemente presto da una selva di cani abbaianti. qui dove abito credo di essere l'unico stronzo a non possedere almeno una di quelle bestie rompipalle. che poi non è colpa loro, lo so. è la loro natura e a dirla tutta fanno bene a rompere i coglioni. non sono nati per stare chiusi tra quattro mura o per pascolare su un fazzoletto d'erba 1x1.
corre d'obbligo la citazione: cani e padroni di cani, posso stringervi le mani molto forte in uno strumento di tortura e di morte? (elio elst).
nonostante il pezzo di cui sopra (cani e padroni di cani, appunto) metta più che altro l'accento sulla questione delle merde di cane (materiale di cui ovviamente disponiamo in abbondanza da queste parti), i versi citati sintetizzano alla perfezione il mio desiderio di rivalsa nei confronti di tutti questi bastardi scriteriati che si riempiono la casa di pulciosi rabbiosi, puntuali manco fossero dei galletti.
e così, avviluppandomi nel lenzuolo a mo' di crisalide, ho invocato *giustizia divina*, sgranando un rosario di cristi e madonne da far vergognare persino germano mosconi.

quando sono uscito di casa, nel giardino accanto alla piantina di fichi, il signor s. del terzo piano stava acquattato tra l'erba, completamente nudo se non per un collare di pelle nera stile sadomaso, seriamente impegnato a spremersi l'anima per defecare. l'ho osservato per un po', finchè quello non si è scaricato. mi ha fissato per un istante con la lingua penzoloni e poi se n'è andato trotterellando.

i tre pincher del vicino intanto stavano seduti in veranda. uno leggeva il giornale, il secondo si fumava una paglia, l'altro innaffiava il prato fischiettando. il vicino e la moglie se ne stavano nudi a quattro zampe dietro la siepe, ad annusarsi il culo a vicenda. il loro figlio, qualche metro più in là, si stava scopando freneticamente il paletto della luce.

in paese il parroco - anch'egli con le vergogne al vento - seguiva carponi il segugio del sagrestano in bicicletta, che lo richiamava costantemente all'ordine con un colpo di campanello.
la figlia del sig. r., il fruttivendolo, ha cominciato a ringhiare gattonando qualche passo dietro di me. voltatomi, sono rimasto ipnotizzato dall'oscillare delle sue bocce floride, benchè il ringhiare della ragazza non promettesse niente di buono. poco più tardi è arrivato di corsa il suo bobtail, che l'ha battuta sul culo con la repubblica arrotolata e l'ha trascinata con sè al bar.

il pitbull del signor s. è arrivato in piazza con la sua Z4 coupè. la testa del signor s. sporgeva dal finestrino, ciondolando tristemente, imbrigliata in un'orrenda museruola.

dappertutto c'era gente che pisciava contro i tronchi degli alberi o le gomme delle auto parcheggiate, con la gamba per aria e l'espressione beata. versi gutturali echeggiavano tetri per le strade e i cani - finalmente *padroni* - avevano il loro bel da fare per tenere a bada la situazione.

sono entrato nel bar. all'ingresso tette d'oro, la figlia del fruttivendolo, faceva la siesta riparata dal sole, lascivamente raggomitolata sullo zerbino, sotto la tenda. dentro il locale cani di tutte le razze sedevano ai tavoli, tra una partita a tre sette e un bianchino, una bestemmia e un pronostico sulla giornata di campionato.
il boxer del signor f., il gestore del bar, mi squadrava da dietro il bancone.
mi sono avvicinato e ancora prima di potermi schiarire la voce, quello ha dato un colpo di straccio e mi ha abbaiato in faccia:

- e tu che vuoi, bastardo?


(nota: nessun animale è stato maltrattato per la stesura di questo post)


commenti:

CANE DI UN VANESIO!!!!!
CANE DI UN VANESIO!!!!!
CANE DI UN VANESIO!!!!!
CANE DI UN VANESIO!!!!!