domenica 1 luglio 2007

smooth criminal

eccomi là. cioè io stargroves e il mio drugo. cioè d. ed eravamo in coda al cinema arrovellandoci il gulliver per sapere che cosa fare della serata.*
come sai, oggi tocca smazzarsi coda ovunque, per strada, nel parcheggio, all'ingresso, al bar, persino al cesso.
biglietti alla mano, cercavamo solo di prendere qualcosa da sgranocchiare per aggiungere spasso allo spasso. è una delle grandi verità della vita: guardarsi un film pieno zeppo di effetti speciali su uno schermo grande quasi 500 mq (non esagero), se ti va, ogni tanto può essere piacevole. guardarselo ingoiando schifezze ad alto tasso calorico è ancora meglio.

d. - io mi prendo un po' di caramelle gommose.
stgsv - ok, vai, tengo io il posto.
d. - cioè? me le vado a prendere adesso??
stgvs - eh sì, quando ci vuoi andare? fallo ora, così quando tocca a noi gli dai il pacchetto, lei lo pesa ed è fatta.
d. - ma ora che arrivo in cassa me le finisco pure.
stgvs - ...
d. - cioè, uno se le può pure mettere in tasca e bòna, no?
guardo d. per un istante. sembra essere seriamente convinto.
stgvs - (divertito e sconcertato) ecco, vedi, la cosa si basa sul concetto di *onestà*. funziona così. nessuno prende le caramelle e se ne va senza pagare.

d., ancora leggermente confuso, va al banco dei dolciumi a riempire un sacchetto mentre io lo guardo come un papà guarderebbe il figlio allontanarsi per raggiungere gli amichetti sullo scivolo, al parco.
tocca a noi. io, perfettamente calato nella parte del salutista, prendo mezzo litro di acqua naturale.

d. (con il sacchetto pieno di caramelle gommose in bella vista sotto al braccio): - due, grazie.

e non aggiunge altro. due bottiglie d'acqua, grazie.
così realizzo: mio figlio è un criminale.
sbigottito, seguo d. mentre lascia tranquillamente il banco del bar per raggiungere la sala.

stgvs - dovessero fermarci ovviamente io non ti conosco.
d. (ride compiaciuto) - e sì che praticamente l'avevo bello in vista!
stgvs - davvero, dovesse mai, io non ti conosco, cazzo.

devo ammettere che, dopo lo sconcerto iniziale, la manovra mi ha favorevolmente impressionato, in qualche modo. voglio dire, io non credo sarei in grado di avere la faccia di fare una cosa simile, con tale noncuranza poi.

due bottiglie, grazie.
e quel sacchetto?
ohccaz, ohmmer.. scusa, io non.. io sai.. mi ero dimen..
certo, certo, ti stavi dimenticando. la solita vecchia scusa. cercavi di FARE IL FURBO, eh?
come? no, io..
hey, victor, questo figlio di puttana stava cercando di fottersi un sacchetto di gommose!
e a quel punto un energumeno in completo nero e occhiali da sole sarebbe saltato fuori dal retro del bar, con l'espressione più trucida che si può immaginare. a parte la figura di merda generale, avrei preso tanti di quei calci nel culo da non potermi più sedere al cinema per i prossimi due mesi.
victor me l'avrebbe proprio fatta pagare.

dedico questo post a d., ladro gentiluomo, e a quel tizio assurdo (grazie a dio in sala ce n'è quasi sempre uno) che alla fine si è messo a leggere ad alta voce i titoli delle canzoni della colonna sonora, nominando una certa sexual ailing (sic.).
il vecchio marvin dev'essersi fatto un altro bel giro nella proverbiale tomba.
amen.

* mi sono addormentato guardando kubrick ieri notte, la citazione era più che doverosa.

4 commenti:

sono stato io????
ops.........

questo tuo post, senza una ragione apparente, mi ha fatto venire in mente questo:

"Walkin' in the park just the other day, baby,
What do you, what do you think I saw?
Crowds of people sittin' on the grass with flowers in their hair said,
"Hey, Boy, do you wanna score?"
And you know how it is.
I really don't know what time it was, woh, oh,oh
so I asked them if I could stay awhile."

se vede che hai i Led nelle tue vibrazioni.

misty mountain hop!
(già che ci sono aggiungo anche il video)
canzoni del genere proprio non si scrivono più.
la prima volta che l'ho sentita mi è sembrata anche più strana, perchè non capivo cosa ci facesse una folla di gente con 'flowers in their asses'.. :)

Strano, a me invece era venuto in mente un vecchio racconto di De Rimondi.
Ma quante corde hai?