al giovane hank piacciono i rituali. quando ci siamo sentiti al telefono cinque minuti fa me lo ha ricordato, raccontandomi di una delle sue ultime imprese.
conosco hank da quando aveva sedici, diciassette anni. lavoravamo insieme per il giornale scolastico. mi considerava un mentore perchè avevo qualche anno più di lui ma non credo di avergli mai detto una parola su come *affrontare il pezzo*, come dicevamo all'epoca. in realtà, in qualità di caporedattore, non facevo altro che comparire ogni tanto alle riunioni della redazione (spesso a riunione bell'e cominciata) mettendomi in un angolo a sonnecchiare, senza esercitare alcun potere decisionale su quanto veniva discusso per la pubblicazione, salvo quella volta in cui posi il veto sull'articolo di un tizio che voleva denunciare l'attività illecita di spaccio alcoolici promossa dal bar dell'istituto. tutti mi fissarono increduli, forse perchè molti di loro sentivano la mia voce per la prima volta. al che ressi il loro sguardo sconcertato e ribattei democraticamente: il caporedattore sono io in fondo, si fa come dico io.
spedivo via mail i miei editoriali grigi e sterili, pieni zeppi di luoghi comuni e frasi vuote, brodaglie riscaldate che avevo scritto tutte in un unico pomeriggio e che periodicamente, una volta ogni due mesi, ripescavo dal cilindro e rispolveravo, prima di inviarle in redazione.
hank era l'unico dei ragazzi a starmi simpatico. a volte mi avvicinava con un pretesto (in genere agitava una lattina di birra nella mia direzione), per poi chiedermi consiglio su una frase da utilizzare per il suo prossimo articolo. di solito mi limitavo a grugnire (una volta per dire di no, due per dire sì), ostentando il massimo distacco possibile. non che questo lo scoraggiasse, ogni volta mi ringraziava come se lo avessi effettivamente aiutato. in realtà faceva tutto da solo.
i suoi pezzi erano sempre acuti e taglienti. conosceva alla perfezione le cose di cui scriveva, si documentava molto bene e riusciva a trovare sempre il modo giusto per trattare l'argomento. cristo, faceva quasi vera informazione. peccato poi che tutto finisse in mezzo ad un'accozzaglia di stronzate da liceali.
un giorno mentre mi stavo finendo una delle sue birre/esca, lui si guardò di lato furtivo e poi, quasi arrossendo, lo ammise. sono un abitudinario, disse.
sorrisi, immaginandomelo in una delle situazioni narrate nel pezzo di elio e le storie tese. ma hank restò serio e così smisi di prenderlo per il culo e gli passai la lattina vuota: - che vuoi dire?
- la mattina appena sveglio devo fare un numero preciso di cose e sempre nello stesso ordine. se per una qualche ragione non riesco a farle come devo, posso anche evitare di uscire di casa, perchè tanto non funzionerebbe. andrebbe tutto a puttane, tutto quanto.
- nel senso?
- nel senso che se ad esempio non finisco il latte in sette sorsi o se, bevuto l'ultimo sorso, rimane un numero dispari di cereali appiccicati in fondo alla tazza, se non mi spazzolo i denti in un ordine preciso, se non mi pettino con un certo numero di colpi di spazzola, se non sorrido prima che la mia faccia scompaia dallo specchio, se mia sorella si dimentica di salutarmi prima d'infilarsi in bagno, se non sento la sigla del tg della mattina prima di uscire, se non apro e chiudo tre volte il portone di casa, se non percorro il vialetto di casa in dodici passi esatti, se mi si disfano le stringhe delle scarpe mentre cammino verso la fermata dell'autobus, la giornata andrà a rotoli. perderò l'autobus e mi succederà qualcosa di tremendo. e questo solo per la mattina. per il resto del giorno ho un programma preciso e dettagliato.
gesticolando sfiorò per caso la lattina appoggiata sul ripiano accanto a sè. la toccò di nuovo per sedici volte di fila, molto velocemente.
- ok, sei un tantino complicato, ma nel loro piccolo tutti c'hanno qualche menata del genere, non ti credere - dissi.
- sì ma c'è dell'altro.
- del tipo?
- prima di fare qualcosa d'importante, devo prendermi del tempo per pensare - ammise.
- mi sembra piuttosto normale - ribattei.
- sì ma io, ecco, io mi dondolo.
- sarebbe a dire?
- mi dondolo, avanti e indietro, mentre penso a quello che devo fare.
- e lo fai.. per molto tempo?
- dai cinque ai dieci minuti. vado tipo in trans, mi puoi pure parlare ma non ti sento. ti parlo, se mi va, ma non ho idea di quello che dico. sto da un'altra parte, sai com'è. mi concentro troppo. tipo coma vigile.
- e dondoli.
- già.
non ho idea del perchè mi rivelò questo curioso particolare del suo essere. ma mi piacque. non lo giudicai in quanto soggetto ossessivo compulsivo schizoide. lo trovai semplicemente bizzarro, a suo modo, affascinante.
quando mi ha chiamato poco fa era piuttosto eccitato: - ho fatto un colloquio ieri - mi ha detto.
- cioè, una specie, cioè, ti spiego, il posto era una merda, tipo call-center, però ultimamente sono un po' alle strette e non è che possa farmi mantenere a vita (hank è un fuoricorso fiero e convinto).
- ti hanno preso?
- credo di sì (risatina). mi hanno fatto sedere in questa stanzetta spoglia e mi hanno detto di aspettare. così io mi sono messo lì seduto a guardarmi intorno. ho contato undici oggetti sulla scrivania, anche se per arrivare a undici ho dovuto contare la foto, la cornice e il vetro come tre elementi separati.
- mi sembra giusto.
- sì (risatina) però poi ho pensato che a quel punto anche il telefono potevo scinderlo in tre pezzi: cornetta, tastiera e cavo del telefono.
- giusta osservazione.
- ecco appunto, così sarebbero stati tredici pezzi e non più undici. allora pensa che ti ripensa mi sono messo a dondolare.
- eccolo.
- già (risatina). quando mi sono ripreso il tizio che nel frattempo si era seduto davanti a me mi ha sorriso e mi ha allungato la mano. io gliel'ho stretta e lui mi ha detto: che dire d'altro, mi sembra un tipo in gamba, le faremo sapere.
- giuralo!
- lo giuro, ha detto proprio così.. non ho idea di cosa io gli abbia detto. ma non ho finito, ti dicevo, mi stringe la mano, no, poi me la porge ancora e in tutto ce la stringiamo tre volte di seguito.
- allora vi intendevate.
- a-ah, mentre uscivo l'ho sentito aprire e chiudere il cassetto della scrivania almeno dieci volte.
hank ha sorriso, immagino ravviandosi i capelli nervosamente, per sette volte di fila, tipo.
- senti però, quella foto.. io il vetro lo considererei parte integrante della cornice - faccio io. - e così staresti a dieci pezzi.
e dall'altro capo del filo ho potuto sentire hank riprendere a dondolare.
giovedì 31 maggio 2007
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pendulum |
venerdì 25 maggio 2007
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arnold layne |
la nuova generazione ha teoricamente una mentalità più aperta delle precedenti riguardo la sessualità. dico *in teoria*, perchè al lato pratico in pochi accettano con naturalezza l'espressione delle tendenze sessuali dell'essere umano. non a caso la maggior parte dei comici se la sfangano sempre alla grande con una battuta a sfondo sessuale. se poi ci mettiamo a parlare di *omosessualità* il gioco è ancora più facile.
non mi sono mai illuso di avere una mente aperta. col tempo tante questioni delicate sono diventate ordinarie, il che non significa per forza di cose che io le abbia in qualche modo *comprese*. le ho semplicemente accettate, più in maniera passiva che attiva.
così ho deciso di *considerare* di nuovo le diversità, piuttosto che ignorarle.
l'occasione si è presentata grazie a jenny bailey, il nuovo sindaco di cambridge.
apprendo della sua nomina durante la pausa pranzo, tra una forchettata di piselli mollicci e una cucchiaiata di mousse al tonno. penso, buono, più donne al potere, più donne al potere. jenny bailey è donna in effetti, ma solo da quindici anni. la notizia in breve ha fatto il giro del mondo: jenny, 45 anni, transessuale e primo cittadino di cambridge (in quest'ordine). in italia è stata definita la luxuria d'inghilterra, quantunque obiettivamente più brutta del nostro deputato transgender.
ho fissato per un po' la foto diramata dalle agenzie giornalistiche e poi mi si è interrotta la digestione. non è stata la rara bruttezza di quel volto sorridente o l'idea che quella signora in TV un tempo avesse il pisello. spalando con la forchetta il mix di verdura spappolata e mousse dal piatto direttamente nel cestino dei rifiuti, mi sono messo a considerare il cambiamento di sesso dal punto di vista pratico.
insomma, quando prima parlavo di trans, pensavo automaticamente a un film di almodovar o a priscilla, la regina del deserto, a hugo weaving e terence stamp in drag. e più che altro sorridevo (insomma, il generale ZOD di superman II all'improvviso gettava la maschera e se ne andava in giro vestito come una vecchia mignotta, cerca di capire).
le cose erano già cambiate qualche anno fa quando seppi di david palmer, arrangiatore e tastierista dei jethro tull fino al 1980, e della sua decisione di diventare *dee* palmer. a riguardo, ian anderson dichiarò: "I have known for the past two years of david palmer’s intention to undergo gender-changing procedures and, like many other people who have known david for three decades as a bearded, pipe-smoking man’s man, I found it difficult to understand at first. but I fully support his decision to undertake a new life as a woman".
così oggi, dopo il servizio sul sindaco trans, ho deciso di documentarmi e smettere di ignorare la questione transgender. basta mezzi sorrisi e battute trite e scontate. basta parrucche e zatteroni. basta platinette.
l'operazione in italia è definita ri-attribuzione chirurgica di sesso. l'operazione è la fase finale di un processo lungo, attraverso il quale il soggetto che intende cambiare sesso viene sottoposto ad attente analisi psichiatriche e cure ormonali (circa un anno e mezzo/due anni prima dell'operazione).
ma andiamo al sodo. prima cosa, le tette. la cura ormonale non garantisce uno sviluppo adeguato ai desideri della persona che si sottopone all'operazione. così viene effettuato un normale intervento di mastoplastica, inserendo due borse di silicone sotto le ghiandole mammarie (o i muscoli pettorali).
per meglio definire il nuovo aspetto esteriore qualcuno si fa togliere anche un paio di costole, in modo da rendere i fianchi più sinuosi, ridurre il pomo d'adamo e levare la barba con un trattamento laser.
e poi, la vaginoplastica. il processo si completa in due fasi. demolizione (e già qui mi si stringono le palle) e ricostruzione. in primo luogo vengono asportati gli organi genitali (il soggetto viene castrato). vengono esportati i corpi cavernosi e l'uretra (gli svuotano la salsiccia). dopodichè, nella fase ricostruttiva, la pelle del pene viene rovesciata come un calzino (in termini tecnici si introflette la pelle a dito di guanto) e una parte del glande viene isolata per costruire il clitoride.
sembra che nell'80% dei casi la cosa funzioni, tanto che il soggetto riesce a raggiungere l'orgasmo. certo, il 20% non è una percentuale così bassa quando ci si mette a ragionare sul fatto di poter perdere per sempre la capacità di godere di un rapporto sessuale.
soggetto A - uhm, 20%. è tantino, cazzarola.
cervello - stai dicendo che potrei perdere la mia dose quotidiana di endorfine?
soggetto A - oh beh, c'è sempre l'80% di possibilità che vada tutto bene.
cervello - col cazzo! io ho bisogno delle mie maledette endorfine, è chiaro??
soggetto A - OK, se va male al limite diventiamo eroinomani.
cervello - ti prendo in parola.
dopodichè è prevista una serie di interventi mirati a modellare grandi e piccole labbra, vulva e tutto il resto. dopo l'intervento, per dare forma alla nuova cavità e per impedire che si riduca naturalmente di diametro, il soggetto deve inserire un tutor nella nuova vagina, inizialmente un plug fisso e poi un fallo da introdurre periodicamente.
nel processo inverso, da donna a uomo, la faccenda è anche più lunga e complessa. già a partire dal torace, una mastectomia riduttiva non è sufficiente. non parliamo poi quando arriva il momento di costruire un pene. spesso ha solo una mera funzione estetica ma può essere dotato di un'uretra artificiale per sbrigare la funzione urinaria o di una protesi per consentire l'erezione e i rapporti sessuali. anche in questo caso gli organi genitali, l'utero e le ovaie vengono asportati. la vagina solo in alcuni casi, perchè normalmente tende a ridursi in modo naturale.
cercare di comprendere il significato del termine transessuale, almeno nella sua accezione fisiologica, non mi aiuta a capire perchè una persona senta di non appartenere al proprio sesso e voglia stravolgere il proprio corpo per sentirsi meglio, ma può servirmi per rompere certi preconcetti.
e a chi, come me, continuerà a farsi beffe dell'aspetto del nuovo sindaco di cambridge, vorrei che la signora bailey rispondesse citando il grande generale ZOD di cui sopra che, vestito da signora per bene in priscilla, sbotta in faccia ad una carogna cicciona: "ora stai a sentire brutta manza, apiccati il fuoco alla cordicella del tampax e fatti esplodere la caverna, perchè è l'unica botta che avrai mai nella vita, tesoro caro!"
domenica 20 maggio 2007
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doggie doggie style |
questa mattina, come tante altre domenica mattina, sono stato svegliato atrocemente presto da una selva di cani abbaianti. qui dove abito credo di essere l'unico stronzo a non possedere almeno una di quelle bestie rompipalle. che poi non è colpa loro, lo so. è la loro natura e a dirla tutta fanno bene a rompere i coglioni. non sono nati per stare chiusi tra quattro mura o per pascolare su un fazzoletto d'erba 1x1.
corre d'obbligo la citazione: cani e padroni di cani, posso stringervi le mani molto forte in uno strumento di tortura e di morte? (elio elst).
nonostante il pezzo di cui sopra (cani e padroni di cani, appunto) metta più che altro l'accento sulla questione delle merde di cane (materiale di cui ovviamente disponiamo in abbondanza da queste parti), i versi citati sintetizzano alla perfezione il mio desiderio di rivalsa nei confronti di tutti questi bastardi scriteriati che si riempiono la casa di pulciosi rabbiosi, puntuali manco fossero dei galletti.
e così, avviluppandomi nel lenzuolo a mo' di crisalide, ho invocato *giustizia divina*, sgranando un rosario di cristi e madonne da far vergognare persino germano mosconi.
quando sono uscito di casa, nel giardino accanto alla piantina di fichi, il signor s. del terzo piano stava acquattato tra l'erba, completamente nudo se non per un collare di pelle nera stile sadomaso, seriamente impegnato a spremersi l'anima per defecare. l'ho osservato per un po', finchè quello non si è scaricato. mi ha fissato per un istante con la lingua penzoloni e poi se n'è andato trotterellando.
i tre pincher del vicino intanto stavano seduti in veranda. uno leggeva il giornale, il secondo si fumava una paglia, l'altro innaffiava il prato fischiettando. il vicino e la moglie se ne stavano nudi a quattro zampe dietro la siepe, ad annusarsi il culo a vicenda. il loro figlio, qualche metro più in là, si stava scopando freneticamente il paletto della luce.
in paese il parroco - anch'egli con le vergogne al vento - seguiva carponi il segugio del sagrestano in bicicletta, che lo richiamava costantemente all'ordine con un colpo di campanello.
la figlia del sig. r., il fruttivendolo, ha cominciato a ringhiare gattonando qualche passo dietro di me. voltatomi, sono rimasto ipnotizzato dall'oscillare delle sue bocce floride, benchè il ringhiare della ragazza non promettesse niente di buono. poco più tardi è arrivato di corsa il suo bobtail, che l'ha battuta sul culo con la repubblica arrotolata e l'ha trascinata con sè al bar.
il pitbull del signor s. è arrivato in piazza con la sua Z4 coupè. la testa del signor s. sporgeva dal finestrino, ciondolando tristemente, imbrigliata in un'orrenda museruola.
dappertutto c'era gente che pisciava contro i tronchi degli alberi o le gomme delle auto parcheggiate, con la gamba per aria e l'espressione beata. versi gutturali echeggiavano tetri per le strade e i cani - finalmente *padroni* - avevano il loro bel da fare per tenere a bada la situazione.
sono entrato nel bar. all'ingresso tette d'oro, la figlia del fruttivendolo, faceva la siesta riparata dal sole, lascivamente raggomitolata sullo zerbino, sotto la tenda. dentro il locale cani di tutte le razze sedevano ai tavoli, tra una partita a tre sette e un bianchino, una bestemmia e un pronostico sulla giornata di campionato.
il boxer del signor f., il gestore del bar, mi squadrava da dietro il bancone.
mi sono avvicinato e ancora prima di potermi schiarire la voce, quello ha dato un colpo di straccio e mi ha abbaiato in faccia:
- e tu che vuoi, bastardo?
(nota: nessun animale è stato maltrattato per la stesura di questo post)
venerdì 18 maggio 2007
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GOLIMAR! |
nella mia famiglia c'è un sacco di gente stramba. succede, se la famiglia è numerosa. in ogni caso non siamo proprio tutti a posto, per dirla in parole povere. cercando di essere più specifici, potrei dire che un buon 30-40% della stirpe ha dei seri problemi mentali. ecco, io mi colloco tranquillamente in questa percentuale.
non sono una persona normale. basterebbe osservarmi nel quotidiano, sempre che qualcuno già non riesca a farlo (e sempre che questo qualcuno sia anche *disposto* a farlo). ci sono dei momenti in cui do letteralmente fuori di matto. me ne accorgo, questo è certo, altrimenti non potrei scriverlo in questo momento. quindi sono costantemente in grado di intendere e di volere, nessuna difesa potrebbe mai invocare la semi infermità mentale per il quippresente, se mai dovessi finire sul banco degli imputati.
dice ti credo, tuo padre ha messo un nano da giardino sul balcone.
ma io sono arrivato alla frutta molto tempo prima. sarà che poco dopo essere venuto al mondo ho preso le sembianze di un mostro giallognolo (ero itterico) e grazie a questo fatto sono riuscito ad intraprendere una breve quanto fulminante carriera cinematografica.
infatti non passò molto che i miei genitori riuscirono a proporre il mio viso sfigurato dall'ittero a registi horror del calibro di claudio fragasso, lucio fulci ed enzo castellari (che fece da padrino al mio battesimo). nel giro di pochi giorni girai una serie infinita di scene raccapriccianti finite in altrettanti b-movies italiani dell'epoca, interpretando ruoli di spessore come il figlio di satana e la creatura aliena. non avevano nemmeno bisogno di truccarmi.
poi guarii e con l'ittero se ne andarono anche i miei sogni di gloria. di recente ho ritentato la carriera cinematografica ma i registucoli a cui mi sono proposto mi hanno fatto capire, tra le righe, che non sono portato per il mondo di celluloide (mi han detto, citanto il basic instinct di verhoeven: lascia perdere ciccione, non bucheresti lo schermo nemmeno con un punteruolo da ghiaccio).
da piccolo amavo nascondermi senza un preciso motivo. probabilmente volevo solo sparire per un po'. quando mi stancavo salatavo fuori all'improvviso dal mio nascondiglio e spaventavo la gente. una volta ho quasi ucciso mia zia a. con una di queste trovate. saltai fuori dal mio nascondiglio gridando come un ossesso. le prese una sincope ed io rimasi a guardarla divertito mentre lei si accasciava in lacrime sullo zerbino di casa mia. quando arrivarono quelli del 118 mi chiesero cosa fosse successo. dissi, senza smettere di ridere, che avevo spaventato mia zia di proposito.
i paramedici mi ripresero solennemente. poi uno di loro si accorse che ero il bimbo dei film di fulci e fragasso e mi diede un leccalecca alla fragola. lo succhiai avidamente mentre l'autolettiga con su mia zia schizzava verso l'ospedale.
una volta mi nascosi nel cesto dei panni sporchi e ci rimasi per sette settimane. quando uscii la mia faccia era in tv e sui cartoni del latte. mia madre mi corse incontro per abbracciarmi ma fu investita dall'odore pestilenziale dei miei vestiti incrostati di sudiciume e così si ritrasse, gettandomi nello sconforto. temetti che i miei non mi volessero più come figlio, così feci domanda per diventare almeno loro cugino ma non vollero sentir ragioni. mi cacciarono sotto la doccia e mi cosparsero di polvere disinfettante al mentolo.
posso passare intere giornate a dire stronzate senza senso e a guardare la mia faccia da cazzo nello specchio. in un modo o nell'altro sembra sempre meno cazzuta di quello che è in realtà. a meno che non stia facendo una faccia buffa. che poi è quello che faccio per la maggior parte del tempo quando mi guardo allo specchio. spalanco la bocca finchè non sento i muscoli del viso tirarsi all'inverosimile e le ossa scricchiolare. oppure lascio sporgere gli incisivi e alzo un sopracciglio, a metà tra bugs bunny e il dottor spock, cercando di sedurmi.
una volta mi sono fissato negli occhi così a fondo che il mio volto si è trasfigurato. poi mi sono parlato e credo di essermi detto anche delle cose piuttosto importanti che in ogni caso non ricordo, perchè ero troppo concentrato sulla linea di basso che sentivo pompare attraverso il muro. il pezzo sullo stereo - come scoprii più tardi - era suspicious minds di elvis ma da dove stavo, riuscivo a sentire solo la linea di basso e non capivo cosa diavolo fosse.
sono alla perenne ricerca di un ritmo. percuoto qualsiasi superficie cercando il ritmo. rompo la minchia cercando il ritmo. sì, dopo un po' la rompo, lo so. ma devo arrivare al limite io, sempre. devo tirarla secca, la gente. devono chiedermi cortesemente di smettere (vedi di darci un taglio, porco..., per usare le parole di mio fratello), altrimenti non mi diverto.
è tutto un circo, io, il ritmo e il mio maiale - che se gli infili un braccio dentro (dovrebbe essere una cosa per bambini ma è una buona palestra per il fistfucking) e gli fai chiudere la bocca a tempo, esegue nella vecchia fattoria e fra martino grufolando (chiaramente un regalo di p.).
credo che la cosa peggiorerà man mano diventerò vecchio. allora qualcuno sarà costretto a chiudermi in un gerontocomio, la cui retta riuscirò a pagare sfruttando le misere royalties dei film girati con castellari e lamberto bava.
e alla fine mi farò tumulare vestito da dracula come il grande béla lugosi.
domenica 13 maggio 2007
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smoke gets in your eyes |
oggi voglio parlare di l., un mio vecchio amico.
però prima lascia che faccia un appunto su una categoria per la quale proporrei misure simili a quelle indicate per i nani da giardino (vedi post sotto): le *vecchie bastarde*.
me ne stavo in coda questa mattina, in pasticceria. una bella coda, sì, però ero tranquillo, è domenica, che cazzo me ne frega. sorridevo. poi ho smesso perchè ho visto la mia espressione da ebete riflessa sul vetro.
poi è entrata lei, la VB, la vecchia bastarda di cui sopra.
dicesi VB una persona gretta, nata meschina e ormai diventata vecchia, ragion per cui può continuare a comportarsi come cazzo gli pare perchè in pochi hanno cuore di prendersela con una persona vecchia.
la fila - ero in quinta o sesta posizione - strano a dirsi, procedeva regolare. ma quando è arrivata, la VB mi si è messa accanto e piano piano, passo dopo passo, si è infilata davanti a me, conversando amabilmente (da sola, ovviamente, e A CASO).
ora, se qualcuno mi domanda gentilmente di cedergli il posto e non ho particolare fretta (e di solito non ce l'ho), non ho nessun problema ad aspettare quel minuto in più. è quando fanno i furbi che mi sale il sangue alla testa e comincio a guardarmi attorno per trovare qualcosa di interessante da infilare loro nel culo.
ieri al bar sono passato davanti a una tizia, senza accorgermi. ho chiesto scusa diecimila volte, perchè non mi stancherò mai di ripeterlo: i FURBI non piacciono a nessuno, puttanaeva.
ma quella VB era - per l'appunto - vecchia e quindi non le ho detto un cazzo e nessuno si è permesso di farle notare che c'ero prima io.
l'unica consolazione è che, probabilmente, uno di quei cannoli oggi le si incastrerà in gola. non soffocherà - non sono così incazzato da augurarle di morire tanto presto - però, nel tentativo di salvarla applicando la manovra di heimlich, il cognato le spezzerà due costole.
l. è un amico che non sentivo da tempo ormai. la particolarità di questo ragazzo, quello per cui sarà ricordato - chi gli sopravviverà lo farà scrivere sulla sua lapide - è la sua spiccata tendenza a fumarsi tutto il possibile. non sto parlando necessariamente di droghe, intendo proprio TUTTO QUANTO. leggenda vuole che una volta si sia fumato persino del lucido da scarpe. non ho idea di come abbia fatto e, a dirla tutta, trattandosi di una storia, non credo interessi veramente saperlo. ma nessuno dei suoi amici penso abbia mai dubitato del fatto che lui l'abbia effettivamente fumato, il benedetto lucido da scarpe.
deve aver iniziato a fumare a sei, sette anni. fumava le sigarette di suo nonno, gliele rubava e se le fumava di nascosto nel cortile della scuola. mi ricordo che gliene diedero tante quando i suoi lo scoprirono. al nonno dispiacque (probabilmente riconosceva i suoi stessi geni da fumatore incallito nel nipote). ma quei due, trecento scapaccioni non lo dissuasero dal proseguire a fumare. rubava i fiammiferi nei negozi o dal tabaccaio e poi se ne andava in giro a scroccare sigarette. non tirava su molto ma quel poco se lo gustava parecchio. lo vedevi dalla sua faccia, quando dava il primo tiro e le sue labbra si distendevano in un sorriso beato.
col senno di poi credo che questa sua attrazione per il fumo fosse una questione chimica. mi capita di fare qualche tiro ogni tanto ma non ho mai provato nessun gusto particolare, se non godere di quell'odore che rimane sulle dita dopo aver fumato. ma questo credo non conti.
insomma, dopo anni di silenzio, l'altro giorno mi ha chiamato. era in lacrime.
è sempre piuttosto imbarazzante quando un amico ti chiama in lacrime. è come se te lo trovassi sulla soglia di casa completamente nudo. non so mai come reagire. se uno mi chiama in lacrime, l'unica cosa che so fare è farlo parlare. perchè o parli o piangi. però quando l. ha iniziato a parlare, non riusciva a smettere di piangere e io non c'ho capito davvero una minchia. quando si è calmato un po', gli ho chiesto di ripetere e spigarmi cosa fosse successo.
- voleva andare a vedere biagio antonacci a milano, così le ho preso i biglietti. vaffanculo, sai che palle biagioantonacci e devo pure tirare fuori settanta euro per farmi sbriciolare le palle da biagioantonacci (spegne il mozzicone nel portacenere e si accende un'altra sigaretta, la terza). però faccio sta cosa e per un mesetto si va da dio, anche se ci vediamo poco, un po' per il mio lavoro, un po' perchè lei non sta granchè bene.
preciso: la ragazza non regge bene il fumo. deve avere tipo delle reazioni allergiche. questo per capire la complessità del rapporto e dei problemi che hanno portato alla rottura.
per farla breve, tutto quanto è andato a puttane nel giro di un sabato pomeriggio.
l. ha ricordi poco chiari di quel giorno. dice di avere invitato un paio di amici nel suo appartamento per vedere non so quale partita sul satellite. si sono rollati un paio di canne, "qualcuno deve aver portato roba buona", ricorda l. "perchè siamo andati parecchio in là a un certo punto".
nella caciara lisergica l. non si è accorto di nulla, completamente perso assieme ai suoi amici fattoni.
la sera, riordinando il casino di cartoni della pizza, macchie di birra, cenere e mozziconi, l. è stato quasi colto da un colpo apoplettico. con la paranoia accentuata dal fumo, ha scoperto con terrore di aver fatto dei filtrini coi biglietti di biagio antonacci.
- ancora non ricordo come cazzo sono saltati fuori quei cosi. forse ci stavo scherzando con gli altri. sta di fatto che quando li ho trovati erano a pezzi, alcuni dei quali spenti nel portacenere.
- ti sei fumato i biglietti del concerto di biagio? - avrebbe tuonato la sua ragazza.
l. si deve essere stretto nelle spalle.
- avanti, non li ho mica fumati. li ho usati come filtro.
che poteva fare se non specificare l'ovvio?
forse starsene zitto? sì, forse sarebbe stato meglio.
sembra che la sua ex abbia lasciato un ultimo augurio a l., quello di andare a quel paese, "tu con tutte le tue stramaledette sigarette".
tutti gli amici di l. sanno che non potrebbe finire altrimenti.
venerdì 11 maggio 2007
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fart reynolds (aka "quel nano infame") |
molta gente impara a convivere con un segreto. vive la propria esistenza consumata dalla paura che tutto si riveli da un momento all'altro, gettando un'ombra di infamia ed ignominia sul proprio onore.
io non intendo vivere un minuto di più con questo peso sulle spalle, è giunto il momento di metterti al corrente di quanto successo. bada, è una questione di proporzioni tali da avere ripercussioni sul mio - e con molta probabilità anche sul *tuo* - equilibrio mentale.
insomma, è un sabato pomeriggio qualsiasi di qualche mese fa; torno all'ovile sfasciato come al solito, pronto per buttarmi in un angolo a morire d'inedia, quando mi avvicina mio padre.
padre - senti, dov'è finito il nano di ieri?
stgvs - come?
padre - il nano, quello che avevi sul letto ieri, che fine ha fatto?
faccio mente locale e ricordo di aver preso cucciolo dal nascondiglio dove è segregato da mesi ormai per lasciarlo in bella vista sul letto, così, per far fare due risate a chi fosse entrato in quel momento e l'avesse visto troneggiare sul mio letto, con la sua faccia da cazzo in bella mostra.
se solo avessi saputo, maledizione.
ah, qui ci sarebbe da fare una precisazione. io ODIO nel modo più assoluto i nani da giardino. non credo negli ideali del FLNG, sono più per lo sterminio totale di tutte queste merde di gesso. quindi p., per far sì che io sappia sempre quanto è forte il suo amore, me ne regala uno non appena ne ha occasione (e comunque non così spesso come vorrebbe).
stgvs - oh, quello. è nell'armadio.
padre - dammelo che lo mettiamo qui fuori.
stgvs - O_O
mia madre alza gli occhi al cielo.
rido nervoso.
stgvs - dici sul serio? (so benissimo che lo è. mio padre non scherza su certe cose.)
padre - ma sì, lo mettiamo qui, ci sta bene.
indica il mobiletto di legno che sta sul balcone.
stgvs - O_O' !!!
l'espressione del volto di mia madre dice chiaramente questo si è bevuto il cervello.
stgvs - io ODIO i nani, me li regalano proprio per questo motivo, perchè sono infimi e kitsch e io li odio.
padre (senza degnarmi della sua attenzione) - sì, lo mettiamo qui, sarà perfetto.
me ne vado disgustato.
mia madre sembra avere le idee chiare. quando mi consulto con lei per cercare di capire, asserisce serafica: sta impazzendo.
stgvs - cristo, non vorrai davvero che...
madre - è finita. l'unica è provare a far finta di niente. magari se ne dimentica.
stgvs - gasp! gosh.
cerco di farmi i fatti miei sperando che la cosa s'insabbi ma poco dopo mio padre si rifà vivo.
padre - allora, dov'è quell'affare?
stgvs - come?
padre - Il coso, il *nano*.
rassegnato, a spalle curve, apro l'anta dell'armadio ed afferro cucciolo per l'orecchio.
mio padre afferra il nano con uno strano bagliore negli occhi. è *inquietante*, mi si raggela il sangue.
lo seguo con terrore crescente ed assisto alla collocazione del nano sul balcone.
padre - sì, sta proprio bene.
stgvs - ...
padre - e poi qui guardano su tutti.
stgvs - ...
padre - che bello, va come sta bene.
me ne vado senza proferire parola, nella confusione totale.
padre (comparendo sulla porta della mia camera con quel bagliore sinistro ancora negli occhi) - che nano è quello? pisolo?
stgvs - no, dovrebbe essere cucciolo.
padre - ma non mi sembra proprio.
mentre lo seguo di nuovo verso il balcone, non posso credere di condurre veramente questa conversazione.
stgvs - ho proprio idea che si tratti di cucciolo. gli altri nani hanno tutti la barba, questo non ce l'ha e ha i vestiti larghi... è il più odioso di tutti.
padre - sì, hai proprio ragione, è cucciolo.
stgvs - ...
padre - ah, come sta bene!
e questo è tutto. da allora il nano prospera in casa mia, ricettacolo di ogni presenza maligna di passaggio. il suo peso aumenta di giorno in giorno, mio padre - ormai schiavo di quella creatura - ha dovuto rinforzare il mobiletto già due volte. l'aria attorno al nano è satura di un odore acre e pungente (ma forse è solo l'ascella del vicino). a nulla valgono le mie continue preghiere ed invocazioni.
vorrei solo buttarmi di sotto ma non saprei come fare. non ho davvero il coraggio di mettere di nuovo piede su quel balcone.
mercoledì 9 maggio 2007
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listen without prejudice |
chissà com'è che certa gente, di punto in bianco, decide di farti una confidenza. a meno che non si tratti di un amico, intendo.
l'altra mattina ho preso un caffè con un consulente. fino a quel momento i nostri contatti si erano limitati a telefonate di lavoro e qualche mail (più che altro allegati con un testo molto breve, tipo "cdo" o "slt"). ci incontriamo per caso fuori dal suo ufficio e gli offro da bere. lui seleziona un mocaccino (e già questo avrebbe dovuto rivelarmi molto sul suo conto) e mi fa, armeggiando col cellulare: - devi assolutamente vedere questa cosa.
lo guardo pestare col pollice sulla tastiera mentre il suo mocaccino finisce di versarsi nel bicchiere. mi passa il cellulare, dice questa è roba forte.
sullo schermo passa un video porno di heather harmon. lui sorride mentre si porta il bicchiere alle labbra. chissà che faccia sto facendo. sorrido, il filmato l'ho già visto (anche se di prima mattina non mi fa un grande effetto) e gli restituisco il telefono sforzandomi di fare un commento pecoreccio sulla harmon.
- questo sicuramente non l'hai visto - fa lui mettendosi di nuovo a trafficare con la tastiera.
a questo punto vorrei dirgli che non m'interessa, che non ho tempo, ma per educazione lo lascio fare. questa volta sullo schermo passa un filmato chiaramente amatoriale. il consulente sostiene che sia stato girato in zona.
poi mi fa: - me l'ha mandato una tipa rispondendo a un annuncio su un giornale a cui sono abbonato.
finisce il mocaccino e spiega: - sono annunci di scambisti, tempo fa ero nel giro con la mia ex. adesso mi contattano coppie che cercano un singolo.
- come funziona, vi mandate foto? - chiedo io.
- foto, video, filmati come quello che hai visto. poi ci si mette d'accordo e ci si incontra.
- è da molto che lo fai?
- più o meno dieci anni. è cominciato per gioco, sai com'è. poi mi sono trovato bene.
- brutte esperienze? - chiedo ormai perfettamente calato nel ruolo di marco berry delle iene.
- per il momento no, fortunatamente. diciamo che ci sono volte in cui va da dio e altre in cui proprio non va. ma non c'è nessun problema, è questo il bello, se non funziona, tutti amici come prima. e poi non spendi soldi, non è come andare a puttane.
ora mi chiedo, lungi dall'esprimere un giudizio morale (dico, se ti piace, sei libero di fare quello che vuoi), cos'avrà spinto questo perfetto sconosciuto ad aprirsi con me tanto da mettermi al corrente dei suoi vizi privati? non ha la minima idea di chi io sia.
non è la prima volta che mi capita. andavo ancora a scuola quando una mia amica raccontò a me e a d. di un regalo che le aveva appena fatto il suo ragazzo.
me lo ricordo come se fosse ieri. sembra che lui l'abbia portata a casa sua e l'abbia invitata ad aprire l'armadio. c'è una sorpresa per te, deve aver sibilato. lei nell'armadio ha trovato una scatola da scarpe, all'interno della quale giaceva nientemeno che un grosso *dildo di gomma*. ci raccontò tutto ridendo dall'imbarazzo. noi non credevamo alle nostre orecchie. disse tutto alle due faine più bastarde che potesse trovare in circolazione, pensando che non saremmo corsi subito a scrivere tutto quanto sul muro a caratteri CUBITALI.
la storia è ancora oggi il nostro pezzo forte e non manchiamo mai di condividerla con ogni persona disposta ad ascoltare.
e tu, vuoi veramente ascoltare?
sabato 5 maggio 2007
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raccolta punti karma |
l'altro giorno sulla portiera della mia macchina è comparso un grosso alone circolare che proseguiva verso il basso con una strisciata lattiginosa al cui termine era sistemato un cumulo di mmerda, la più grossa cacata d'uccello che mi sia mai capitato di vedere.
un disgustoso profitterol, quasi UMANO.
è molto probabile che il pennuto in questione, dopo essersi svuotato le interiora sulla mia auto, abbia proseguito il volo per qualche metro per poi precipitare nel vuoto, privo di vita. dev'essersi cagato anche il cervello.
poi sono salito in macchina. più mi addentravo nella campagna e più l'odore acre del letame si faceva intenso. secondo me si trattava sempre di quel dannato uccello.
una volta uno di quei cosi volanti si è fiondato sul parabrezza della mia auto in corsa. lo vidi arrivare in picchiata dall'alto. sentii il tonfo sordo delle sue membra sul cristallo del parabrezza e un attimo dopo non c'era più, spinto dalla corrente oltre la mia macchina.
mi domando: una cosa del genere influisce sul karma?
la faccenda del karma dovrebbe funzionare un po' come un gioco a premi, anche se poi i premi li ritiri nella vita successiva. vediamo un po' come va il mio karma.
ieri ho ucciso una lucertola. e che bastardo sei, dirai. vabbè ma non l'ho fatto apposta. aiutavo p. a liberarsi da alcuni fastidiosi nidi di vespe e il rettile se ne stava lì, tra le ante della finestra. ho cercato di cacciarla con un colpo di scopa ma la lucertola non ha reagito come di consueto. non è schizzata via, s'è fatta pregare. così le ho dato un altro paio di colpi di ramazza e l'ho fatta cadere a terra. ancora non se ne andava, probabilmente intontita dalle scopettate. così l'ho aiutata ad allontanarsi con un altro colpetto. della serie *pussa via*, cazzo. poi gliene ho dato un altro, piccolo piccolo, perchè non mi piaceva dove l'avevo sistemata. a questo punto è caduta dal gradino ed è finita a terra supina, inerte. sono rimasto a fissarla per un po', senza avere il coraggio di finirla.
guardandola a posteriori, sembra che mi sia accanito su quella poveretta. ma non è così, non mi dava alcun fastidio e non volevo che morisse. però penso sia morta lo stesso e pure male.
diciamo che per la cosa del tordo che mi si spetascia sul vetro sono 10 punti in meno (non è che potevo finire nel fosso per salvare il pennuto che magari era già andato di suo). fai che sono -100 per la faccenda della lucertola.
quando ero piccolo, per un certo periodo, mi divertivo a mettere un insetto - di piccole dimensioni sia chiaro, tutto il resto mi terrorizza - su un foglio di carta e ad imprigionarlo in un cerchio di scolorina. ne facevo scendere parecchia, un bel bordo spesso e corposo. l'insetto si muoveva e come raggiungeva il muro bianco, le sue antenne si mettevano a sfanculare in tilt. un po' come sniffare la colla per un essere umano. dopo tre o quattro inutili tentativi di fuga l'insetto, ormai giunto allo stadio terminale della sua tossicodipendenza da scolorina, si sparava dritto nella sostanza vischiosa. riuscivano quasi tutti ad uscire dal *cerchio della morte* ma poco dopo tiravano le cuoia (sennò che cerchio della morte sarebbe stato?)
facciamo -50 punti, con l'attenuante dell'età prepuberale.
poco fa hanno suonato alla porta. testimoni di geova. ho preso la cornetta del citofono e senza lasciare che si presentassero ho detto: - charles russell e joseph rutheford erano gay e adoratori di satana.
ho messo giù e li ho guardati allontanarsi confusi.
diciamo un +20 per l'iniziativa (i tdg stan sul culo a tutti, dai).
l'altro giorno il bimbo al piano di sopra stava gridando come un ossesso da ORE. cha era in bagno e bestemmiava, stanco di questo strazio.
-500: afferrare il bimbo, prendergli le labbra e stringerle tra pollice e indice, dunque pinzare la carne con colpi decisi.
-200: mandare cha di sopra a continuare la cagata sul letto del piccino.
-100: iniettare tre o quattro bocce di ritalin nelle esili braccia del pargolo e lasciare che sprofondi in uno stato comatoso. esitare nel comporre l'892892 o 1240 o 1288 o uno di questi numeri a caso e chiedere di farsi mettere in contatto col 112, non prima di aver chiesto all'utente di prodursi in una performance canora del gingle abbinato al proprio numero di assistenza.
una mamma per amica. non ho mai visto nemmeno una puntata. il doppiaggio è da galera e ormai sono abituato a telefilm in cui prima o poi compare un nano o un tizio con due uccelli, per apprezzare le trite vicende di una famiglia americana, anche sui generis.
però io onestamente me le farei tutte e due le protagoniste del tf suddetto. tutte e due insieme (non avrebbe senso diversamente). oh sì. eccome.
ragionando da cattolico cristiano qui dovrei levarmi -200 punti, ma il karma funziona diversamente e questa cosa del tandem con le gilmore girls mi sembra una cosa positiva, che può fare del bene alla mia vita successiva (e anche a quella presente). perciò +1000 e vaffanculo.
suonano di nuovo alla porta. mi dirigo al citofono pronto a rispolverarne un'altra per quei fottuti tdg. e invece no.
viste nel videocitofono sono decisamente meglio, senza quel tremendo doppiaggio da galera.